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Sostenere una persona con disagio psichico è un lavoro di squadra

Due assistenti sociali spiegano l’importante ruolo di utenti e familiari esperti nella progettazione di percorsi di sostegno alle persone con fragilità psichica e raccontano l’esperienza vissuta durante l’emergenza Covid-19

Il periodo di lockdown imposto in Italia per affrontare l’emergenza sanitaria Covid-19 ha messo a dura prova la vita di tutti noi, in particolar modo di coloro che già prima dell’emergenza sanitaria soffrivano di disturbi psichici e dei loro familiari.

Durante il periodo di confinamento le persone con problemi di salute mentale si sono trovate a dover riorganizzare la propria vita in funzione delle misure di protezione imposte dal governo e per molti di loro la mancanza di stimoli e di relazioni personali ha comportato un aggravamento della loro condizione esistenziale e ha dissestato i delicati percorsi riabilitativi e di cura precedentemente intrapresi. La sospensione, seppur temporanea, dell’aiuto offerto dagli operatori dei servizi ha inoltre imposto un faticoso riadattamento della quotidianità di molte persone che soffrono, direttamente o indirettamente - come, ad esempio, i familiari ad esempio - di problemi di salute mentale.

Come creare vicinanza alle persone con disagio psichico? L’esperienza di un’associazione lombarda

L’Associazione As.V.A.P.4 (Associazione Volontari per l’Aiuto agli Ammalati Psichici) di Saronno, in provincia di Varese, che opera sul territorio con l’obiettivo di sostenere e tutelare le persone con disagio psichico e i loro familiari, si è adoperata in questi mesi per elaborare nuove e diverse strategie orientate a garantire la vicinanza con e tra le persone. Volontari, familiari ed esperti in supporto alla pari si sono interrogati su come poter essere d’aiuto e offrire supporto alle persone con problemi di salute mentale e ai loro familiari, lavorando congiuntamente alla progettazione e realizzazione di interventi innovativi.

L’apporto di persone che stanno vivendo - o che hanno vissuto - un’esperienza di disagio psichico e dalla quale sono riusciti a trarre risorse ed energie per aiutare altre persone in situazioni di vita simili diventa indispensabile in un processo di progettazione aperta e partecipata.

Ideare interventi per far fronte a bisogni nuovi e inaspettati insieme a delle persone che hanno già vissuto esperienze di disagio psichico aumenta la probabilità che le azioni pensate risultino maggiormente efficaci e coerenti con le preoccupazioni espresse dai diretti interessati.

Questo rappresenta uno dei principi chiave del metodo Relational Social Work, che incentiva operatori e manager di servizi a valorizzare il prezioso contributo di utenti e familiari in quanto portatori di un sapere esperienziale in grado di arricchire e completare il sapere esperto dei professionisti dell’aiuto. Il sapere “dal di dentro” cosa significhi vivere una sofferenza psichica conclamata è detta “competenza esperienziale” e deriva dall’esperienza che le persone hanno maturato vivendo la propria condizione di disagio ed il proprio percorso terapeutico. 

La rimodulazione dei servizi durante il lockdown

Per riuscire a mantenere la vicinanza e a garantire sostegno alle persone con problemi psichici e ai loro familiari, l’Associazione ha ripensato i propri servizi e occasioni di incontro.

Per rispondere alle esigenze delle persone che sul territorio vivono problemi di salute mentale l’Associazione ha trasformato lo “Sportello di orientamento in tema di salute mentale”, avviato a gennaio 2020, in un servizio telefonico, con l’obiettivo di accogliere ed ascoltare le varie situazioni di disagio e sofferenza e di garantire alle persone in condizione di disagio psichico e ai loro familiari una corretta informazione sui servizi presenti sul territorio e sulle possibilità di sostegno assistenziale, sanitario ed emotivo.
Lo Sportello è stato gestito da volontari adeguatamente formati e da esperti di supporto alla pari che, grazie al proprio sapere esperienziale, si sono dedicati all’accoglienza e sostegno in diverse situazioni di sofferenza. Tale servizio è nato con l’intento di accogliere ed orientare le persone che vivono difficoltà connesse a problemi di salute mentale e che, soprattutto in una prima fase, risultano “spaesate” rispetto a tutto quello che ne deriva.

Il progetto “Uno Spazio Per…”

Volontari, familiari ed esperti di supporto alla pari hanno ritenuto necessario lavorare in rete per mantenere viva la mission di sostenere le persone con disagio psichico e i loro familiari in un momento di grande solitudine e di forte disorientamento.
L’ascolto di situazioni di vita difficili accolte presso lo Sportello ha permesso a familiari, volontari ed esperti di supporto alla pari di lavorare congiuntamente per ideare il progetto “Uno Spazio Per …”. La proposta è nata dalla volontà di dare spazio e concretezza a desideri, abilità e competenze delle persone che vivono problemi di salute mentale ed ha richiesto la collaborazione con realtà̀ che sul territorio organizzano e gestiscono attività̀ ludico-ricreative e di socializzazione. Attraverso un percorso dedicato e con il sostegno e monitoraggio di operatori e volontari si è pensato di consentire l’accesso e la partecipazione a tali attività̀ anche ai soggetti più fragili, promuovendo legami comunitari e sconfiggendo lo stigma spesso connesso ai disturbi psichici.
Da anni As.V.A.P.4 promuove inoltre gruppi di auto-mutuo aiuto per il sostegno ai familiari di persone che vivono problemi di salute mentale. I facilitatori dei gruppi, insieme ai familiari e ai volontari, hanno cercato di dare continuità all’attività nonostante il distanziamento fisico imposto. Durante il periodo di lockdown, il lavoro del gruppo di auto-mutuo aiuto è stato quindi svolto in forma telematica ed ha rappresentato un’importante occasione per mantenere vivo il supporto tra pari in un momento critico e di forte preoccupazione.

Il progetto descritto è un esempio di come utenti e familiari esperti siano una risorsa imprescindibile nel costruire percorsi di aiuto - siano essi individuali, di gruppo e/o di comunità - inediti e creativi, maggiormente “a misura” delle persone in condizione di fragilità.

Il coinvolgimento attivo di chi il disagio psichico lo vive da vicino scardina la logica aiutante-aiutato: anche coloro “portatori” di una difficoltà del vivere possono essere al contempo portatori di un sapere unico e soggettivo, capace di aiutare e sostenere altre persone che vivono una condizione di vita simile. Utenti e familiari esperti quindi vengono conosciuti e ri-conosciuti per il loro sapere di vita, che quando viene condiviso può produrre effetti benefici secondo il principio dell’helper therapy.

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